Comfort books: libri da gustare sotto l’ombrellone – Parte II

Come vi avevo anticipato qui ecco altre proposte di lettura a
“sfondo culinario” per la vostra estate.
Ripartiamo da dove ero rimasta…
Bulbul Sharma “Garam
Masala
” ObarraO Edizioni
Io non amo particolarmente i racconti brevi, preferisco inoltrarmi
in una densa e lunga lettura nella quale si dipanano le storie dei protagonisti,
tuttavia questa “gustosa” raccolta proposta da Bulbul Sharma, scrittrice,
pittrice e illustratrice di libri per ragazzi, merita di essere segnalata
perché ci fornisce uno spaccato autentico della vita indiana in bilico fra
tradizione e modernità.
Quel mattino erano in
otto, scelte da Badibua. Avevano tutte rapporti di parentela, alcune stretti
altre tanto lontani che solo la vecchissima zia avrebbe potuto ricordarne la
relazione. (…) Le donne sfiorarono in fretta i piedi di Badibua, poi
ripiegarono i loro sari intorno alla vita e si misero sedute in cerchio intorno
a un enorme mucchio di verdura.(…)Cominciarono a pulire la verdura in un’ampia
tinozza piena d’acqua. (…) Le due prescelte si misero ad affettare la zucca;
Malarani lavorava a gran velocità e precisione, ma stava attenta a non andare
più in fretta di Badibua: non sarebbe stato ducato e le altre l’avrebbero giudicata
sfacciata.(…) Le sette donne intorno alla pila degli ortaggi avrebbero potuto
benissimo essere sorelle. (…) Le
donne sapevano che c’era una storia in arrivo e si sedettero ad ascoltare. Si
erano messe più comode, ma con le mani continuavano a fare pezzetti e a pulire
la verdura. Era la prima storia del mattino e tutte speravano che non fosse una
storia triste. Quelle tristi sarebbero venute poi, e poi altre ancora, dolci
amare, storie di rabbia, perché ognuna ne avrebbe raccontata una sua. Cinque
storie tagliando la verdura, una mondando il riso e magari due mescolando il
Kheer. Certe volte avanzava un po’ di tempo dopo pranzo, quando il resto della
casa sonnecchiava. Nessuno poteva dire quante storie avrebbe regalato quel
giorno.”
Per viaggiatori curiosi alla ricerca di sapori speziati.
Joanne Harris Il
giardino delle pesche e delle rose
Garzani ed.
Il vento mi chiama. Non ho
altra scelta, devo tornare. Tornare dove tutto è cominciato
.”
E’ l’attesissimo seguito di Chocolat.
Vianne Rocher torna a Lansquenet richiamata da una misteriosa lettera
dell’amica Armande, scomparsa da tempo. Lansquenet è cambiata, nell’aria si
diffondono nuovi profumi di spezie lontane. L’antico quartiere dei Marauds è
ora abitato da donne velate di nero che camminano veloci e col capo reclinato.
Da un lato della Tannes, il fiume che separa a metà la
cittadina, si trova il vecchio campanile, dall’altro si leva un minareto, da
dove si levano i melodiosi richiami del Muezzin.
Una misteriosa donna vestita di nero suscita la curiosità di
Vianne, l’unica capace di comprendere che cosa celano gli occhi schivi e
orgogliosi della sconosciuta.
Ancora una volta Vianne riesce dove altri hanno fallito, e il
cibo, seppur non vero protagonista di questo piacevole romanzo, farà da sfondo
alle storie che vi si intrecciano.
Joanne Harris, con
impareggiabile maestria, ritorna nel paese di Chocolat e ci racconta una storia
piena di magia, sensualità, segreti oscuri e pregiudizi in cui il confine tra
apparenza e verità è molto sottile
”.
Per chi ama le storie a lieto fine e i sapori delicati.
Nicole Mones “L’ultimo chef cinese” Neri Pozza
Maggie è una giornalista americana e scrive per una rivista di
gastronomia.
Dopo la perdita del marito Matt, per ridurre l’immenso vuoto che
la circonda vive in una piccola imbarcazione, finché un giorno non riceve una
lettera dalla Cina: una donna cinese ha depositato un’istanza di riconoscimento
di paternità ritenendo che Matt sia il padre di sua figlia. Maggie parte per
Pechino e per non soccombere all’ansia dell’esito del test di paternità accetta
di intervistare per la rivista per cui lavora il famoso chef, Sam Liang. Le
vicende di Maggie e Sam si snodano e si intrecciano nelle pagine del libro,
pagine in cui l’ancestrale cultura cinese del cibo emerge come vera e unica
protagonista, dove Sam guiderà Maggie in un mondo magico di sapori e profumi,
dove gli ingredienti non vengono scelti a caso ma assumono scopi lenitivi per
il corpo e l’anima “… poi c’è l’aspetto
curativo. Usiamo il cibo per tenerci in salute e non mi riferisco al concetto
di cucina equilibrata (…) intendo dire che ogni pietanza ha una specifica
finalità medicinale. Per noi ogni ingrediente ha certe proprietà – caldo,
freddo, asciutto, bagnato, agro, piccante, amaro e così via. Quindi un cuoco
esperto può creare piatti che guariscono il commensale (…) i cibi giusti
possono lenire la mente e il cuore
” , dove la convivialità è il fine più
importante “… Un’ultima cosa. La più
importante di tutte. Comunità. Ogni pasto consumato in Cina, dal più grande a
banchetto al pranzo più frugale dei lavoratori per strada, è un momento di
condivisione. (…)Non serviamo su piatti separati, quasi tutte le altre cucine
sì. Dappertutto, in occidente, si mette il cibo nel piatto di ogni commensale
”.
Per una persona che
soffre si preparano pietanze con erba cipollina, zenzero, coriandolo e
rosmarino. Il loro sapore acre fa affiorare il dolore e lo espelle dal corpo
facendo sì che si disperda nell’aria
”.
Per spiriti romantici.
Aimee Bender L’inconfondibile
tristezza della torta al limone
Minimum fax
Questo libro è davvero particolare, forse un po’ onirico. La
protagonista, Rose, scopre di avere uno strano dono: ogni volta che mangia
qualcosa sente il sapore delle emozioni e delle sensazioni di chi l’ha
cucinato.
I dolci della pasticceria sanno di rabbia, il cibo della mensa
di frustrazione e noia… E le torte della mamma.. “Mamma sbatteva le uova; setacciava la farina. Aveva messo da parte una
coppa con la glassa al cioccolato, e un’altra con la codetta arcobaleno (…)
allungai la mano verso la teglia, il lato meno in vista e staccai un pezzetto
caldo e spugnoso di oro brunito. Lo ricoprii completamente di cioccolato. Me lo
infilai tutto quanto in bocca (…) il pezzetto che avevo mangiato era squisito.
Leggerezza dell’impasto al limone cotto al forno, avviluppato da freschi
riccioli di zucchero scuro scuro … e mentre finivo quel primo assaggio, mentre
quella prima impressione svaniva, mi sentii dentro un impercettibile mutamento,
una reazione inaspettata … Perché la bontà degli ingredienti – la cioccolata
sopraffina, i limoni freschissimi- sembrava una coltre sopra qualcosa di più
grande e di più oscuro e il sapore di quello che c’era sotto cominciava ad
affiorare nel boccone … sembrava che la mia bocca si stesse riempiendo con il
sapore della piccolezza, la sensazione del rattrappirsi, dell’inquietudine…
Per spiriti alternativi e stomaci forti.
Francesco Abbate, Massimo Carlotto Mi fido di te Einaudi
Qualcuno si stupirà di trovare recensito questo libro.
Si tratta infatti di “un
folgorante romanzo di avventura criminale. Dal Nordest italiano a Cagliari, tra
mafiosi russi e imprenditori disinvolti, va in scena Gigi Vianello. Un
personaggio che riesce ad unire nefandezza e innocenza, convinto di farcela
sempre e comunque, e che raggiunge nella cialtroneria un suo cupo eroismo
”.
Voi direte: e che c’entra il cibo con un romanzo di avventura
criminale? Eheh il cibo c’entra eccome, Abate e Carlotto, attraverso una
scrittura veloce e disincantata, ci introducono il tema della sofisticazione
alimentare.
Per coloro che frequentano poco i ristoranti, o comunque per chi
ha uno stomaco molto forte.

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